Per tutto l'Ottocento, soprattutto per motivi legati alla tecnologia allora disponibile, i palloni a gas dominarono incontrastati. Per assistere al ritorno del pallone ad aria calda bisogna attendere il periodo tra le due guerre mondiali. Gli austriaci Marek ed Emmer, veri precursori delle mongolfiere attuali, verso la fine degli anni Trenta realizzarono oltre duecento ascensioni con il loro pallone costruito con tessuto ignifugo che utilizzava un doppio bruciatore a gas di petrolio.
Dopo la guerra, verso la fine del 1948, l'americano J.A. Contos costruì e volò con un pallone dotato di un brucatore alimentato da una miscela di propano e kerosene. Lo sviluppo della moderna mongolfiera fu determinato anche da ragioni militari legate alla "guerra fredda", con gli esperimenti sui palloni a gas di Ed Yost, e lo studio di un dispositivo per rallentare la discesa dei paracadute durante la guerra di Corea, un progetto che venne poi accantonato me che riportò l'aria calda all'attenzione degli esperti.
Fu così che all'inizio degli anni Sessanta, grazie al progresso tecnologico che mise a disposizione materiali e apparecchiature affidabili, si crearono le premesse per la rinascita della mongolfiera. Su richiesta della Marina degli Stati Uniti la Raven Industries di Ed Yost realizzò vari studi ed esperimenti con palloni ad aria calda che portarono alla relizzazione del modello denominato Vulcoon.
La rinascita ufficiale della moderna mongolfiera avviene nell'ottobre del 1960 quando Ed Yost volò con un Vulcoon da 1150 mc con l'involucro di nylon e in cui bombole di gas alimentavano un bruciatore in acciaio in cui la fiamma era controllata mediante una valvola. Nel gennaio del 1962 Ed Yost, Don Piccard (della celebre famiglia di scienziati ed esploratori) e Tracy Barnes organizzarono a Saint Paul, nel Minnesota, un raduno di palloni Vulcoon durante la quale si svolse anche quella può esere considerata la prima gara per palloni ad aria calda della storia.
Nell'aprile del 1963 Ed Yost e Don Piccard compirono la prima traversata della Manica con una mongolfiera, mentre nello stesso anno si tenne la prima edizione dei campionati nazionali statunitensi che fu vinta da Dick Pollard. Nonostante questi primi incoraggianti successi l'attività di volo con le moderne mongolfiere stentava a decollare, ma Yost, Piccard e Barnes non si diedero per vinti e crearono l'embrione di un'attività che oggi negli Usa conta migliaia e migliaia di partecipanti rappresentando anche una notevole realtà economica. Nel 1965 in California nacque il Whamobass che è a tutt'oggi il più antico raduno per palloni ad aria calda.
Nel 1969 nacque la Balloon Federation of America mentre qualche anno prima la mongolfiera sbarcò in Europa grazie ad un ingegnere inglese che, entusiasta del nuovo mezzo, coinvolse alcuni amici tra i quali un altro ingegnere, Don Cameron, e il fotografo Tom Sage. Nel luglio del 1967 la Bristol Belle realizzò il primo volo di una moderna mongolfiera in Inghilterra. Oggi la Cameron Balloons rappresenta per l'aerostica quello che la Rolls-Royce è per l'industria automobilistica.
In Italia, come abbiamo scritto nei precedenti capitoli, dal primo volo di Andreani nel 1784 fino ad oggi, il volo in pallone non ha praticamente mai avuto soste. Dopo le imprese di personaggi come Zambeccari, Lunardi, Da Schio, Forlanini, Usuelli, Valle, Cobianchi, Steffanini, Nobile, solo per citarne alcuni a caso, nel dopoguerra furono Franco Segré ed Enzo Cisaro a mantenere viva la tradizione con i loro palloni a gas. Su chi abbia il merito della rinascita della mongolfiera in Italia esistono opinioni discordanti e non mancano le polemiche. La ricostruzione che proponiamo qui di seguito, lungi dall'essere esaustiva, è basata sulle informazioni e sulle testimonianze che abbiamo potuto raccogliere.
Ringraziamo fin da ora chiunque vorrà inviarci ulteriori notizie.
La prima mongolfiera moderna fu importata in Italia nel 1971 dall'avvocato Franco Segré di Milano che l'aveva acquistata in Inghilterra: si trattava di un pallone Brighton MAB III immatricolato G-AWJB. In seguito il pallone fu nuovamente immatricolato in Svizzera e assunse le marche HB-BOU. Il pallone venne poi rubato. Segré acquistò allora un nuovo pallone, un Cameron tipo O-65, battezzato "Viva Verdi" e caratterizzato dall'involucro a grandi scacchi nei colori del tricolore italiano.
Franco Segré era un autentico personaggio, noto anche all'estero, capace a settant'anni di attraversare mezza Europa con il suo pallone legato sul tetto dell'automobile per essere presente ad un raduno. In quegli anni la normativa italiana in materia di aerostatica era assai carente. Segrè, appassionato di aviazione fin da giovanissimo, aveva compiuto il suo primo volo in pallone a 23 anni nel 1924. Nel 1963 ottenne il brevetto di pilota in Svizzera. Tra la metà degli anni '60 e la metà dei '70 partecipò a numerosi raduni in Italia e all'estero. Nel 1969 compì una trasvolata della Apli dalla Svizzera alla Francia e nel 1973, insieme al pilota inglese T.A. Adams, si iscrisse e partecipò, unico italiano, alla prima edizione dei campionati mondiali per palloni ad aria calda che si svolsero ad Albuquerque (New Mexico, USA) giungendo 31° su 32 concorrenti. Sulla base della documentazione in nostro possesso, e senza nulla togliere ad altri, pensiamo di poter affermare che Franco Segré vada considerato il pioniere della rinascita del volo con il pallone ad aria calda (mongolfiera) in Italia.
Tra coloro che per primi contribuirono a riportare in Italia la pratica del volo con il pallone ad aria calda, nello stesso periodo di Segré, una menzione particolare merita lo scultore Piero Porati di Carate Brianza, fondatore con lo stesso Segré,Ines Facchin e altri appassionati del "Primo Gruppo Aerostatico Italiano". Il primo pallone di Porati era un Thunder da 2200 mc con l'involucro che riproduceva i colori del nostro tricolore e che venne battezzato "Brianza Uno". Nel 1977 il brevetto di volo, conseguito da Porati nel Regno Unito, fu finalmente riconosciuto anche dalle autorità aeronautiche italiane ed è, dunque, a tutti gli effetti la prima licenza di pilota di pallone rilasciata nel nostro paese. Negli corso degli anni Porati ha partecipato a numerosi raduni in Italia e all'estero ed è stato protagonista anche di rocambolesche avventure di volo come in Normandia nel 1977 quando finì in mare e venne recuperato per fortuna senza danni. Per onorare l'attività di Porati l'amministrazione comunale, nel 1982, ha deciso di proclamare Carate Brianza "Città della mongolfiera", appellativo che compare anche sui cartelli stradali posti all'ingresso del territorio comunale.
Sempre negli anni '70 anche Enzo Cisaro cominciò a volare con un pallone ad aria calda dopo aver conseguito il brevetto in Svizzera.
Nel 1979 l'ingegner Gallo Orsi, allora presidente dell'Aeroclub di Cuneo Levaldigi, acquistò in Inghilterra una mongolfiera Cameron e dovette affrontare tutte le pastoie della burocrazia italica per ottenere l'immatricolazione di un aeromobile che nel nostro paese non era nemmeno contemplato dalle norme allora vigenti. Dopo molte difficoltà il pallone fu alla fine registrato con la sigla I-SLZO: si tratta della prima mongolfiera immatricolata nel nostro paese. In seguito a Levaldigi nacque anche l'embrione della prima scuola italiana di pilotaggio grazie a Paolo Contegiacomo, purtroppo prematuramente scomparso alcuni anni fa in un incidente stradale, e a Giovanni Aimo che può essere considerato il "papà" di molti piloti italiani in attività.
I primissimi raduni aerostatici italiani risalgono alla metà degli anni Settanta. Nel 1983 a Milano e nel 1984 a Brugherio dei raduni celebrarono la nascita del volo aerostatico e il duecentesimo aniversario del primo volo in Italia compiuto dal conte Paolo Andreani.
Nel 1988 a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, si tenne quello che può essere legittimamente considerato a tutti gli effetti come il primo campionato italiano di volo in mongolfiera e al quale presero parte otto piloti.
Riportiamo la classifica finale così come fu pubblicata sul Taccuino Aerostatico di Cesare Gardini:
1. Paolo Barbieri
2. Paolo Bonanno
3. Giovanni Aimo
4. Vanni Zannoni
5. Alessandra Benso
6. Nello Charbonnier
7. Davide Raschieri
8. Ivo Corradi
La gara fu vinto da Paolo Barbieri, pilota e istruttore tutt'ora in attività. Sul fatto che quello del 1988 possa essere considerato il primo campionato italiano di volo in mongolfiera ci sono state in passato opinioni contrastanti tra chi lo considerava il secondo, chi non lo considerava nemmeno un vero campionato e chi al contrario lo ha considerato per qualche anno l'unico "vero" campionato. E' vero che per motivi organizzativi la competizione si disputò senza una mappa ufficiale di gara, senza observers e utilizzando solo la "caccia alla volpe" come competizione. Inoltre non venne inserito nel calendario ufficiale dell'Aero Club d'Italia. Tuttavia sia nell'organizzazione che nella giuria figuravano rappresentanti in grado di garantire l'ufficialità della competizione mentre il regolamento di gara elaborato da quella che allora era la Commissione Tecnica Temporanea per l'Aerostatica (CTTA) dell'Aero Club d'Italia lo indicò chiaramente come "primo campionato italiano". Come tale, quindi, deve essere e viene ormai considerato. In precedenza, nel 1984, ci risulta si fosse già svolta una competizione di mongolfiere in Italia ma la gara, tenutasi all'interno di un'altra manifestazione, non può a nostro giudizio essere considerata un campionato nazionale.
Le prime due edizioni del campionato, quella di Scandiano del 1988 e quella di Reggio Emilia l'anno seguente si svolsero impegnando i piloti solo nella gara detta "caccia alla volpe" e senza utilizzare observer i quali entreranno in servizio a partire dall'edizione del 1990 anche se tutti provenienti dall'estero. Per vedere in azione degli observer italiani ufficiali bisognerà attendere infatti il campionato del 1994. Da allora gli observer italiani sono stati presenti a tutti i campionati nazionali e alle principali competizioni internazionali (campionati europei, mondiali, World air games, ecc.).
Nel 1997 fu costituita la FITA - Federazione Italiana di Aerostatica con lo scopo di promuovere e sostenere l'attività sportiva aerostatica nel nostro paese riunendo piloti, equipaggi, commissari di gara e appassionati. L'idea di una federazione che riunisse tutti coloro che a diverso titolo nel nostro paese praticano il volor più leggero dell'aria e ottenesse quel riconoscimento che spettava di diritto all'aerostatica italiana, accanto alle altre specialità del volo sportivo, risale alla prima metà degli anni '90. Durante un raduno organizzato a Roma dal pilota Giuseppe Copparoni si cominciò a ragionare concretamente attorno all'idea di superare i limiti della CTTA (Commissione tecnica temporanea per l'aerostatica) dall'Aero Club d'Italia. L'idea fu poi lanciata da un altro piulota, Cesare Gardini, nel 1994 dalle pagine del suo "Taccuino Aerostatico" e ricevette subito molte adesioni anche se poi, negli anni succesivi, dopo la nascita della FITA, lo stesso Gardini avrebbe assunto una posizione molto critica nei confronti di questo organismo. Nonostante l'esigenza di una federazione fosse avvertita e condivisa da molti, per diverso tempo se ne continuò però solo a parlare in occasione di campionati e raduni, ma senza risultati concreti. I tempi non erano evidentemente ancora maturi.
Le basi per la costituzione della FITA furono finalmente gettate nel dicembre del 1996 quando a Trento, presso il Museo dell'Aeronautica "G.Caproni", per iniziativa della contessa Maria Fede Caproni (che sarebbe ne sarebbe poi divebuta la presidente onoraria) si tenne la prima conferenza nazionale per l'aerostatica. In seguito alla conferenza di Trento, nel marzo successivo, fu convocata a Reggio Emilia l'assemblea costituente della Federazione Italiana di Aerostatica.
Dopo un periodo iniziale di entusiasmo la FITA si trovò però ad affrontare diversi problemi e dovette fare i conti anche con situazioni che fino a quel momento non avevano giovato allo sviluppo del volo aerostatico nel nostro paese. Questo determinò prima un rallentamento e poi la quasi totale sospensione dell'attività. Nel 2002 l'assemblea dei soci tenutasi in occasione del campionato italiano svoltosi a Narni, decise di rilanciare la Federazione eleggendo un "triumvirato" a cui fu affidato il compito di redigere un nuovo statuto e di convocare un'assemblea di rifondazione. Dotata di nuove regole interne e di una struttura più agili, la FITA riprese la propria attività partecipando al rinnovamento dell'Aeroclub d'Italia e di tutto il mondo sportivo aeronautico italiano riuscendo a far inserire l'aerostatica tra le discipline sportive ufficiali dell'AeCI e facendosi riconoscere come legittima rappresentante. Negli anni successivi la FITA si impegnò in particolare ad ottenere il riconoscimento dell'aerostatica italiana presso le autorità e gli enti aeronautici. Con il riconoscimento ufficiale da parte dell'AeCI, giunto nel 2005, la FITA adottò un nuovo definitivo statuto e nuovi organi sociali.
Negli anni successivi la FITA si impegnò a promuovere l'immagine e la realtà dell'aerostatica italiana curando in particolar modo i rapporti con le autorità aeronautiche e sportive e impegnandosi anche sul terreno della sicurezza del volo, dell'aggiornamento tecnico dei piloti e della promozione della cultura aerostatica. Uno degli effetti del riconoscimento della FITA e del nuovo statuto fu la nascita, nell'estate del 2005 a Mondovì, dell'Aeroclub "Mongolfiere di Mondovì", il primo aeroclub monospecialità nato nel nostro paese. La Federazione, oltre a patrocinare e sovrintendere al campionato nazionale, fu anche presente in maniera ufficiale a diverse manifestazioni aeronautiche, mentre in altre occasioni copromosse vari eventi sempre con lo scopo di avvicinare più gente possibile alla pratica del volo più leggero dell'aria.
Infine, con l'entrata in vigore del nuovo statuto dell'Aero Club d'Italia, nel giugno del 2013, che ha escluso le federazioni sportive aeronautiche dal nuovo assetto giuridico dell'ente, la FITA ha cessato di esistere passanfo le sue funzioni alla competente Sezione Tecnica di Specialità (STS), così come è avvenuto per ciascuna delle specialità aeronautiche riconosciute dallo statuto dell'AeCI.
In Italia le licenze di volo in pallone sono oltre un centinaio, ma i piloti che volano con regolarità sono molti meno: non più di una quindicina sono quelli che partecipano poi al campionato nazionale che si tiene ogni anno. Non si tratta di una cifra piccola in proporzione al totale dei piloti che volano effettivamente in Italia. Per averne una prova si consideri che nel Regno Unito partecipano ai campionati nazionali una ventina di concorrenti, ma i piloti in attività sono 1500, mentre in Francia, che in Europa vanta il campionato più numeroso, su circa un migliaio di piloti i partecipanti sono una cinquantina. Piloti italiani sono poi sempre presenti a competizioni e raduni internazionali (compresa la Coppa Gordon Bennett che dopo molti decenni senza più italiani in gara, ha visto di nuovo una partecipazione tricolore nel 2013 e nel 2014). Ogni anno in Italia si svolgono inoltre molti raduni, soprattutto nel centro-nord. Alcuni di questi vantano ormai una lunga tradizione mentre altri, in pochi anni, hanno conquistato un posto di rilievo nel panorama nazionale.
Da segnalare, inoltre, a paertire del 1993, la nascita e la crescita anche in Italia di observer e commissari di gara, che hanno saputo farsi apprezzare sia ai campionati italiani, sia alle gare cui hanno preso parte in tutto il mondo. Nel 2007, dal precedente Coordinamento Observer Italiani, nacque l'Associazione Giudici Italiani di Aerostatica per riunire e rappresentare gli observer e i commissari di gara italiani e gestirne la formazione e l'aggiornamento.