Grandi personaggi
Vincenzo Lunardi (1754 - 1806)
Vincenzo Lunardi è una delle più grandi e affascinanti figure del Setteceno europeo. Per le sue imprese e per gli studi compiuti deve essere considerato a tutti gli effetti una delle più importanti personalità nella storia dell'aerostatica di tutti i tempi e di tutti i paesi. Nacque a Lucca l'11 gennaio 1754 (e non 1759, come riportato in tutte le biografie e come dichiarava, non si sa perché, lui stesso) in via dei Borghi, l'odierna via Michele Rosi. La sua era una famiglia agiata e di una certa importanza, ma la morte prematura del padre ne provocò la rapida decadenza economica. Vincenzo, ancora piccolo, con la madre, le sorelle minori ed il fratellino, fu allora accolto nella casa di un parente, Gherardo Francesco Compagni, nobiluomo alla corte del re di Napoli, che si fece carico di crescere ed educare i piccoli e verso il quale Lunardi nutrirà per tutta la vita grande affetto e rispetto. Nel 1770 Vincenzo seguirà il padre adottivo nelle Indie orientali, dove imparerà l'inglese che diverrà la sua seconda lingua. In seguito verrà avviato alla carriera militare e proseguirà la sua formazione all'estero. Accolto alla corte napoletana di Ferdinando IV, soggiornerà a Parigi e, grazie alla sua intelligenza unita ad una innata eleganza e gentilezza di modi, ancora relativamente giovane sarà assunto come segretario del principe di Caramanico, ambasciatore del Regno di Napoli in Inghilterra.
Per arrotondare i suoi guadagni e aiutare la famiglia lontana, a cui era legatissimo, in questo periodo impartiva lezioni di italiano, geografia e disegno e giovani nobildonne. In seguito avvierà anche una proficua attività di import-export tra l'Inghilterra e l'Italia riuscendo così a raggiungere una discreta solidità economica. Ciò che, tuttavia, lo renderà famoso sarà l'attività aerostatica per la quale è ricordato come autore della prima ascensione in pallone in Gran Bretagna, compiuta a Londra il 15 settembre 1784. Sarà la prima di una serie di ascensioni che faranno dell'aeronauta italiano un autentico eroe e che lo porteranno anche al cospetto di re Giorgio III. Costretto, al culmine della fama, a lasciare la Gran Bretagna a causa di un grave incidente di volo, proseguirà la sua attività, con alterne fortune, in Italia, poi in Spagna e infine in Portogallo dove morità, povero e dimenticato, nel 1806 (e non nel 1799 come riportato erroneamente da Giuseppe Boffitto nel suo "Il volo in Italia" edito a Firenze nel 1921, errore che abbiamo ripreso anche noi nella prima stesura di questa pagina).
All'epoca del suo soggiorno inglese Lunardi era un giovanotto di bell'aspetto, brillante, generoso, intraprendente e ben introdotto nella buona societàà londinese. Il tipo di lavoro che svolgeva e il fatto di risiedere in una città così importante, consentiva a Lunardi di mantenersi informato sui grandi eventi del mondo e che gli fecero capire che andavano maturando cambiamenti che avrebbero completamente mutato la politica, i commerci, le scienze. In quegli anni, le imprese degli aeronauti francesi, ma anche i successi dell'italiano Andreani, erano protagonisti di innumerevoli cronache e articoli in tutta Europa. Lunardi restò affascinato dalla possibilità di realizzare egli stesso un'impresa analoga ed essendo dotato di solide conoscenze scientifiche, intrecciò uno stretto rapporto con lo scienziato napoletano Vincenzo Cavallo, docente alla Royal Society di Londra, che fino dal 1777 aveva compiuto studi sull'idrogeno dimostrandone proprietà e caratteristiche. Gli studi di Cavallo permisero a Lunardi di intuire i concetti fondamentali dell'aerostatica e lo convinsero che il suo futuro era affidato all'idrogeno e non al fantomatico "gas Montgolfier" che molti, compresi gli stessi fratelli francesi, cercavano di definire senza rendersi conto che altro non era se non l'aria calda.
Nel novembre 1783, negli stessi giorni in cui Parigi era teatro dei primi voli umani della storia, a Londra il bolognese Francesco Zambeccari fece volare con successo alcuni piccoli palloni a idrogeno e quindi lanciò una sottoscrizione per realizzare un volo umano. Non avendo però avuto successo, deluso, decise di traferirsi in Francia (compirà poi il suo primo volo in terra inglese il 23 marzo 1785, a Londra, con sir Edward Vernon). Zambeccari lasciò dietro di sé uno stuolo di imitatori che moltiplicarono gli esperimenti nei mesi successivi in molte località, suscitando entusiasmi ma provocando anche le proteste di coloro che invece detestavano quei "bastard balloons". Lunardi, da parte sua, cercò la collaborazione di Zambeccari ed è certo che l'areonauta bolognese ebbe un ruolo nella fase iniziale di studio del pallone con cui Lunardi avrebbe poi compiuto la sua prima ascensione. Il sodalizio tra i due, non si sa bene per quale motivo, ebbe però vita breve anche se Zambeccari si sarebbe in seguito rammaricato, in una lettera, di avere esitato troppo nell'aderire all'impresa del lucchese mancando così un primato al quale sentiva in qualche modo di avere diritto.
Fermamente convinto delle proprie possibilità e fiducioso nei suoi mezzi, Lunardi si gettò nell'impresa di diventare il primo uomo capace di volare nei cieli inglesi. Comiciò prima di tutto a cercare finanziatori, ottenendo l'appoggio e l'aiuto dell'illustre scienziato Joseph Banks. Quindi si preoccupò della scelta del luogo adatto per il decollo e cercò di ottenere l'uso di un terreno di proprietà dell'ospedale di Chelsea. Nel frattempo però qualcun altro aveva avuto la stessa idea: uno sconosciuto francese, un certo Moret o De Moret, che millantava una conoscenza diretta con i fratelli Montgolfier, tentò il volo con un bizzarro aerostato ad aria calda a forma di tempio cinese. Lunardi, pur giudicando il mezzo del rivale troppo piccolo per poter sostenere il peso del pilota ebbe comunque il timore di essere battuto proprio in vista del traguardo. L'ascensione di De Moret, fissata per il 10 agosto 1784, non ebbe fortuna e anzi gli spettatori, delusi ed infuriati per aver sprecato i loro soldi, fecero a pezzi la mongolfiera, già parzialmente bruciata, provocando danni anche in alcune proprietà vicine. Ad assistere a questi fatti, oltre allo stesso Lunardi, c'era anche il conte Paolo Andreani, reduce dalle imprese aerostatiche compiute in Italia in febbraio e marzo.
Per verità storica va detto che il primo volo di Lunardi, in effetti, sarà preceduto di una ventina di giorni da quello dello scozzese James Tytler, poliedrico personaggio di notevole cultura, che con un pallone a gas dalla singolare forma simile a quella di un barile di whisky, verso la fine di agosto 1784 compì alcune brevissime ascensioni. Se, dunque, Tytler può essere considerato il primo uomo ad aver "volato" in terra inglese, i suoi piccoli "salti" non sono nemmeno lontanamente paragonabili alle imprese di Lunardi.
Visto il precedente di De Moret la direzione dell'ospedale di Chelsea rifiutò di concedere l'utilizzo del proprio terreno per un nuovo tentativo. Intervenne allora il comandante di artiglieria sir Watkin Lewis che, superando le resistenze ufficiali, riuscì a far mettere a disposizione di Lunardi il campo di addestramento militare di Moorfields, a nord di Londra, presso Moorgate, lo stesso Artillery Ground già sede dell'esperimento di Zambeccari. Il terreno fu concesso comunque a condizione che fosse depositata una cauzione di 500 sterline per risarcire gli eventuali danni e che fossero donate 100 ghinee a favore della famiglia di sir Bernard Turner, un ufficiale deceduto in quel periodo a causa di un incidente. Altri situano il luogo esatto in un giardino di Chelsea, ma l'esatta ubicazione non è oggi più possibile dato che nell'attuale Londra questi luoghi non esistono più.
Risolto il problema del terreno per il decollo, Lunardi, con al fianco l'inseparabile amico e mecenate George Biggin, si concentrò sulla progettazione del pallone. Decise di costruire un aerostato a idrogeno del tipo di quello realizzato in Francia da Jacques Charles. L'involucro, realizzato in seta ricoperta di "vernice elastica" (probabilmente un derivato del caucciù o una miscela di oli) aveva un volume di circa 570 mc per un diametro di una decina di metri. Il pallone era inoltre dotato di ali e remi che nell'intento di Lunardi avrebbero dovuto consentire di governare la navigazione, cosa che oggi sappiamo essere inutile in un pallone aerostatico. A differenza dell'anello concepito dai Montgolfier o dalla navicella di Charles, Lunardi come abitacolo concepiì una piattaforma con parapetto in rete molto leggera. Da notare che Lunardi non ritenne necessaria l'installazione, sulla parte superiore dell'involucro, di una valvola di sicurezza per la fuoriuscita del gas, cosa che rendeva l'aerostato abbastanza pericoloso e assai difficile da maneggiare. Lunardi era infatti convinto che, in caso di emergenza, le ali e i remi avrebbero consentito al pallone di atterrare in breve tempo.
L'ascensione ebbe luogo nel primo pomeriggio di mercoledì 15 settembre 1784. Le operazioni di riempimento dell'involucro presero tutta la notte ed il mattino precedente e furono dirette dal chimico George Fordyce che, con Lunardi e Cavallo, aveva realizzato l'apparecchiatura per la produzione dell'idrogeno a partire dall'utilizzo di acido solforico e limatura di zinco o di ferro.
Le cronache narrano di oltre centomila spettatori impazienti convenuti per seguire l'impresa. Il fatto di trovarsi in un'area militare non fugava i timori di possibili disordini, visto quanto era successo con De Moret e altri e non solo in Gran Bretagna. Per evitare problemi Lunardi aveva deciso all'ultimo momento di lasciare a terra Biggin e di prendere a bordo solo un cane, un gatto ed un piccione. Tuttavia, quando l'aerostato cominciò ad alzarsi seguito con stupore dalla folla, il Principe di Galles, ospite d'onore dell'evento, si levò il cappello in segno di rispetto, subito imitato da tutti i presenti. Il pallone si staccò da terra cinque minuti dopo le due del pomeriggio. Dopo una piccola incertezza, a pochi metri dal suolo, l'aerostato ascese maestosamente tra le alte grida di giubilo e gli applausi della folla, mentre Lunardi, sventolando la bandiera inglese, diede sfogo alla sua immensa gioia mettendosi a cantare a squarciagola.
Dopo circa un'ora di volo Lunardi prese terra nei pressi di Standon nell'Hertfordshire. Gli impauriti abitanti del luogo in un primo tempo si rifiutarono di avvicinarsi a quella "diavoleria" fino a quando una ragazza, forse affascinata da quel giovane ed elegante gentleman disceso dal cielo, prese una delle funi di manovra presto seguita, seppure con qualche timore, dagli altri presenti. Superata l'iniziale diffidenza mista a stupore, i contadini finirono per festeggiare l'aeronauta con brindisi a base di birra locale. L'evento è ricordato ancora oggi da un cippo commemorativo. Ripreso il volo, Lunardi atterrò poi definitivamente nei pressi di Ware, a circa 20 km dal punto di decollo. Il volo durò in tutto due ore ed un quarto. Secondo i calcoli compiuti dallo stesso Lunardi, il pallone sarebbe salito ad una quota di circa 4 miglia (circa 6500 metri), ma è probabile che questa stima sia sbagliata per eccesso. I dati delle temperature rilevate fanno supporre, infatti, che la quota raggiunta non sia stata superiore a 3000-3500 metri. Sul luogo dell'atterraggio ancora oggi un cippo ricorda l'avvenimento.
Il ritorno a Londra di Lunardi fu a dir poco trionfale. L'impresa gli diede un'immensa popolarità e ne fece un eroe, tanto che anche il re Giorgio III volle conoscerlo nel corso di un pranzo con seicento invitati. Il principe di Galles lo nominò comandante ad honorem del corpo degli artiglieri. Lunardi fu definito The daredevil aeronaut, ovvero "aeronauta audace e temerario". La sua impresa fu celebrata in quadri, stampe poemi e opere letterarie e la sua immagine fu riprodotta su medaglie, piatti, ventagli e bandiere. Il pallone dell'impresa rimase esposto per mesi al Panthenon di Londra e con parte del ricavato, non tradendo la sua nobiltà d'animo, Lunardi compì anche diverse opere di beneficenza.
Il felice esito di questa prima ascensione, facilitando la ricerca di finanziamenti, spinse Lunardi a ripetere l'esperienza con aerostati più grandi e meglio costruiti. In occasione del suo secondo volo, il 13 maggio 1785, sempre con decollo da Moorfields, egli decise di decorare l'involucro con un'enorme "Union Jack" per testimoniare rispetto e devozione per quella che era diventata la sua seconda patria, la Gran Bretagna. In questa occasione avrebbe dovuto essere accompagnato dall'amico George Biggin e dall'attrice Laetitia Ann Sage, ma il peso eccessivo obbligò Lunardi a decollare da solo. Il fedele Biggin sarà ricompensato finalmente il 29 giugno quando poté finalmente volare insieme alla Sage che divenne così la prima donna britannica a volare (e la seconda in assoluto della storia), cosa per la quale amò essere ricordata per il resto della sua vita. Tra il 1785 ed il 1786, Lunardi compì 11 (forse anche 13 o 14) voli in Inghilterra e in Scozia, alcuni dei quali particolarmente difficili e aventurosi, che gli procurarono nuovi successi e accrebbero ulteriormente la sua fama.
Le fortune aerostatiche di Lunardi in terra inglese ebbero però bruscamente fine nel settembre del 1786, quando un tragico incidente provocò la morte di un giovane e inesperto assistente, un tale Raph Heron. Durante la preparazione di un ascensione a Newcastle upon Tyne, infatti, Heron rimase impigliato in una fune di manovra e fu trascinato in alto durante le fasi di gonfiaggio del pallone. La corda si spezzò ed il malcapitato ricadde al suolo morendo sul colpo. Lunardi non era ovviamente responsabile dell'incidente, ma il favore di cui aveva goduto fino a quel momento si tramutò in breve tempo in un sentimento di disapprovazione e di diffidenza che diedero fiato ai suoi detrattori e lo spinsero a lasciare definitivamente l'Inghilterra, per sottrarsi all'ira popolare. Prima però ebbe ancora modo di sperimentare con successo, nelle acque del Tamigi e in quelle della Manica, un galleggiante per il salvataggio in mare. Tornato inizialmente a Parigi, in seguito Lunardi si diresse in Italia dove arrivò nell'ottobre del 1787, recandosi prima a Genova e poi nella natia Lucca.
In Italia inizialmente Lunardi non ebbe gran fortuna: i suoi primi tentativi di volo a Lucca e a Napoli, infatti, fallirono. La notoriet&agreve gli venne dall'ascensione organizzata a Roma l'8 luglio 1788 nei pressi del Mausoleo di Augusto. L'aerostato a idrogeno di Lunardi, denominato "Lunardiera", presentava alcune interessanti innovazioni rispetto alla "Charlière" del francese Jacques Charles: aveva una forma a pera ed un anello di sospensione che tratteneva la rete sotto l'involucro collegandola ad una tavola tonda sulla quale trovava posto il pilota. Il giorno del volo, a causa di alcuni problemi, il pallone incontrà diverse difficoltà a decollare provocando il malumore del folto pubblico pagante presente all'evento. Nell'andirivieni di gente e aiutanti che cercavano di risolvere il problema, avvenne che un certo Carlo Lucangeli salisse a bordo: per un improvviso colpo di vento o un errore di manovra (o forse, chissà, per una malizia dello stesso Lunardi) il pallone prese finalmente il volo portandosi via il malcapitato tra le ovazioni degli spettatori. Dopo un quarto d'ora il povero aeronauta involontario atterrò, attonito e spaventato ma senza danni, in un orto nei pressi di via Urbana, non molto distante da dove era partito. Il fatto ebbe grande risonanza, diede popolarità a Lunardi, suscitò l'interesse di poeti e letterati, ma fu anche il bersaglio di una sarcastica "pasquinata" così concepita: "Restò Lunardi a terra come un ciuccio e andò con Giove a ragionar Carluccio".
In seguito Lunardi fu nuovamente a Napoli dove il 13 settembre 1789 ebbe modo di esibirsi davanti al re Ferdinando IV e alla consorte Maria Carolina d'Asburgo. In occasione di questa ascensione, durata un'ora e un quarto e durante la quale salì fino a circa seimila metri di quota, scrisse una lettera ad un amico in cui fece una completa relazione che può essere considerata uno dei primi rapporti di volo della storia. Del resto Lunardi scrisse molte complete relazioni sulle sue ascensioni e sulla realizzazione dei suoi palloni.
Successivamente si recò a Palermo (dove finì in mare, senza danni, a circa trenta chilometri dal punto di decollo dopo quasi due ore di volo) per poi tornare di nuovo a Napoli. I pochi spettatori presenti a questa seconda ascensione partenopea non consentirono a Lunardi di rifarsi delle ingenti spese che aveva sostenuto per la sua realizzazione. Nonostante le avverse condizioni atmosferiche l'ardimentoso aeronauta prese ugualmente il volo, anche per non lasciare deluso il pubblico pagante, per finire dopo circa due ore in mare al largo di Capri dove venne salvato fortunosamente da alcuni marinai inviati appositamente dal re. Non migliore fortuna ebbe in seguito a Milano, cosicché Lunardi decise di lasciare l'Italia alla volta della Spagna e del Portogallo. Qui Lunardi compì tre fortunate ascensioni a Madrid e a Lisbona.
E proprio nella capitale portoghese, nel convento dei Cappuccini italiani, morì di malattia nel 1806, ad appena cinquantadue anni, senza aver ottenuto i riconoscimenti che avrebbe meritato e che gli saranno finalmente attribuiti solo due secoli dopo. Al di là delle sue imprese aviatorie e dei suoi studi sugli aerostati, di lui resterà per sempre il racconto dell'esistenza unica di una personalità affascinante e generosa, che attraverso trionfi e fallimenti, gioie e amarezze, riuscì ad arrivare "là dove più non volano gli uccelli".
Nel 1998 il nome di Vincenzo Lunardi è stato ammesso alla "Hall of Fame" istituita dalla Commissione internazionale per l'aerostatica della Federazione Aeronautica Internazionale. E' il primo, e per ora (2014) unico italiano, ad aver ricevuto questo prestigioso riconoscimento.
Marco Majrani
Vincenzo Lunardi Aeronauta - L'avventurosa esistenza di un eroe del Settecento
LoGisma Editore, 2011
Frutto di una ricerca lunga, difficile ed appassionata, il libro racconta per la prima volta e in modo completo le origini e l'esistenza di uno dei più grandi e affascinanti personaggi del Settecento europeo e, correggendo anche molte notizie imprecise circolate fin'ora, restituisce a Lunardi, morto povero e dimenticato in un convento portoghese, la fama e i meriti che non riuscì ad ottenere in Patria dai suoi contemporanei. Una lettura fondamentale per sapere tutto sulla vita e sulle imprese del grande aeronauta lucchese. Vincitore del “Fiorino d'argento” per la Saggistica edita al 29° “Premio Firenze”.
A Lucca, dal 2008, è attivo il "Vincenzo Lunardi Balloon Club" costituito per iniziativa del giornalista e scrittore Massimo Raffanti insieme ad un gruppo di "amici dell'aria" che, nel nome dell'illustre loro concittadino, attraverso attività culturali e sportive intende e diffondere la pratica e la conoscenza del volo in mongolfiera in provincia di Lucca.
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"Sappiano i posteri e stupiscano, che il 15 settembre 1784 Vincent Lunardi da Lucca in Toscana, primo viaggiatore aereo in Gran Bretagna, si innalzò dall'Artillery Ground e attraversò la Regione dei Venti per due ore e quindici minuti. Questo monumento ricorderà questa grande impresa consentita dalla forza della chimica e dal coraggio dell'uomo... per eterna gloria"
Iscrizione sul cippo che ricorda il primo volo in terra inglese compiuto da Vincenzo Lunardi il 15 settembre 1784
Questa pagina è stata riveduta, corretta e aggiornata nell'aprile 2014.
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