Grandi personaggi
Francesco Zambeccari (1752-1812)
Francesco Zambeccari è senza dubbio uno dei più importanti protagonisti della storia dell'aerostatica di ogni tempo e di ogni Paese. La sua maggiore realizzazione è il pallone "a doppia camera" con funzionamento misto ad aria calda e idrogeno oggi conosciuto come "pallone Rozier", ma che, come vedremo più avanti, andrebbe invece più propriamente chiamato "pallone Zambeccari". Ai suoi studi ed esperimenti si devono poi alcuni strumenti di misura (un dinamometro per misurare la tensione delle corde e la "stadera anemometrica" per valutare l'intensità delle correnti atmosferiche), nonché il cavo stabilizzatore, in seguito denominato "guiderope" (cavo pilota), impiegato fino ai giorni nostri.
Zambeccari nasce nel 1752 a Bologna in una ricca famiglia patrizia e dopo aver ricevuto un'educazione ed un'istruzione molto accurate si orienta verso gli studi scientifici. Insofferente al conformismo delle tradizioni nobiliari si arruola nel corpo reale delle guardie in Spagna e poi nella marina spagnola, dove viene impegnato prima nella lotta ai pirati nel Mediterraneo e poi nella difesa dei domini d'oltremare negli anni della rivoluzione americana. Costretto a lasciare L'Avana per essersi messo in contrasto con l'Inquisizione, si trasferisce prima a Parigi e poi a Londra proprio nel periodo dei primi esperimenti di volo in pallone. E' così che nasce la sua passione per l'aerostatica che lo porterà, da degno esponente del "secolo dei lumi", a diventare inventore e aeronauta. Il suo primo esperimento ha luogo nella capitale britannica il 25 novembre 1783 (solo quattro giorni dopo il primo volo umano), quando Zambeccari fa decollare un pallone non pilotato dall'Artillery Ground. Il buon esito di queste sue prime esperienze lo convince in breve a tentare il volo umano.
A Londra Zambeccari conosce un altro italiano, Vincenzo Lunardi, anch'egli intenzionato a replicare le imprese aerostatiche compiute in Francia dai Montgolfier e da Charles. I due italiani decidono di collaborare e Zambeccari partecipa attivamente alla progettazione del pallone di Lunardi, ma il sodalizio non ha una lunga durata. In una lettera antecedente al primo volo umano compiuto in terra inglese da Lunardi il 15 settembre 1784, Zambeccari si rammarica della sua eccessiva cautela che finisce per privarlo della fama che andrà tutta al connazionale: "Ecco dunque che il mio errore è stato di essere prudente non dovendolo essere". Zambeccari riesce comunque a realizzare il suo volo a Londra, insieme all'ammiraglio Vernon, il 22 marzo 1785, circa sei mesi dopo quello di Lunardi, superando di poco la quota di 3000 metri, un risultato eccezionale per quei tempi. Nel 1787 Zambeccari si trasferisce a San Pietroburgo ed entra a far parte della marina imperiale russa. In seguito ad un naufragio viene fatto prigioniero dai turchi e detenuto a Costantinopoli per oltre due anni. Durante la prigionia ha tuttavia modo di approfondire gli studi sul volo in seguito ai quali, all'inizio dell'Ottocento, pubblica due saggi sulle macchine aerostatiche. Dopo essere stato liberato fa ritorno a Bologna e, contro la volontà paterna, sposa Diamante Negrini. Ormai in contrasto con la famiglia, per vivere si dedica all'attività di commerciante fino alla morte del padre quando eredita le proprietà fondiarie della famiglia delle quali però si disinteressa preferendo dedicarsi ai suoi studi e alla progettazione di un nuovo aerostato per la realizzazione del quale investe somme ingenti, sia proprie che provenienti da prestiti e sussidi.
Il 7 e 8 ottobre 1803 Zambeccari compie un'epica impresa insieme ai suoi allievi Pasquale Andreoli e Gaetano Grassetti. Il volo avrebbe dovuto svolgersi il 4 settembre, come riportato da alcune fonti per le quali mancano però ulteriori riscontri. Il decollo avviene di notte dalla Montagnola di Bologna con un pallone a doppia camera che raggiunge una quota così elevata che gli aeronauti perdono conoscenza fino a quando non si ritrovano nelle acque dell'Adriatico. Gettando rapidamente fuori bordo tutto quanto è possibile, compresi strumenti, viveri e indumenti, i tre riescono a riguadagnare quota per poi ricadere presso le coste istriane dove, stremati e quasi assiderati, vengono tratti in salvo da una barca di pescatori. Il pallone, liberato dal peso degli occupanti, riprende nuovamente quota per poi atterrare definitivamente presso la località di Ripac, in Bosnia.
Nonostante il volo non si sia svolto nel migliore dei modi, la notorietà acquisita con la sua impresa procura a Zambeccari molti sostenitori disposti a fornirgli i finanziamenti necessari per costruire una nuova macchina volante con la quale prende il volo il 22 agosto 1804 dal prato dell'Annunziata, fuori Porta S. Mamolo, a Bologna, di fronte a cinquantamila spettatori. Anche in questo caso però non tutto va come dovrebbe: l'atterraggio a Capo d'Argine non riesce pienamente e mentre il suo compagno di volo riesce a scendere, Zambeccari viene riportato in quota e prosegue fino al delta del Po dove atterra poi nei pressi di Comacchio. Negli anni successivi, nonostante le difficoltà economiche, Zambeccari prosegue con le sue ricerche. Ormai indebitato, riesce ad ottenere un'esenzione fiscale che gli permette di realizzare un terzo aerostato a doppia camera con il quale compiere quella che sarà la sua ultima ascensione, destinata a finire tragicamente. Il 21 settembre 1812, infatti, a causa di un urto contro un albero durante il decollo, l'alcol contenuto nel bruciatore si rovescia sui due occupanti della navicella prendendo fuoco. Francesco Zambeccari, gravemente ustionato, muore il giorno seguente.
Il pallone a doppia camera rappresenta la più straordinaria realizzazione di Zambeccari: un'idea talmente in anticipo sui tempi che si dovrà attendere la seconda metà del XX secolo per vederne la compiuta realizzazione. Zambeccari espose per la prima volta il suo progetto in una lettera inviata al padre da Londra il 28 novembre 1783, una settimana appena dopo il primo volo umano della storia. Il pallone a doppia camera, o "aeromongolfiera", consisteva in due involucri separati, uno superiore riempito con idrogeno e uno inferiore gonfiato con aria riscaldata per mezzo di un braciere. In questo modo non era più necessario gettare zavorra per salire o liberare gas per scendere. Il problema era rappresentato dal rischio di mettere un gas estremamente infiammabile ed esplosivo come l'idrogeno vicino ad una fiamma libera.
Il pallone a doppia camera è oggi conosciuto come "pallone Rozier" in seguito all'incidente che il 15 giugno 1785 costò la vita a Pilâtre de Rozier e Pierre Romain durante il tentativo di traversata della Manica. Zambeccari sarà molto rattristato dalla morte di Pilâtre di cui era amico e nel 1803 scriverà che troppo prematuramente egli aveva voluto realizzare un'idea che avrebbe richiesto maggiori studi. Ma nonostante la pericolosità intrinseca di quei primi, rudimentali palloni a idrogeno e aria calda, né la morte di Pilatre e Romain, né quella di Zambeccari è imputabile all'idrogeno. La morte di Zambeccari fu causata dall'incendio dell'alcol contenuto nel fornello necessario per riscaldare l'aria: infatti, la parte dell'involucro dell'aerostato che conteneva l'idrogeno fu recuperata intatta e fu successivamente riutilizzata dai suoi allievi. Anche il pallone di Pilâtre fu recuperato praticamente integro, segno che anche in questo caso la morte degli aeronauti non è imputabile all'incendio o all'esplosione dell'idrogeno. In epoca moderna, grazie ai materiali ed alle tecnologie oggi disponibili e all'impiego di elio, è stato possibile costruire palloni a doppia camera affidabili e sicuri.
Con le sue idee e le sue realizzazioni Francesco Zambeccari ha dato un grande contributo allo sviluppo del volo più leggero dell'aria. Le sue imprese, a cui ha purtroppo finito per sacrificare la sua stessa vita, ne fanno uno dei maggiori protagonisti della storia dell'aerostatica italiana e gli hanno meritato senza dubbio un posto di rilevo nella storia del volo umano di ogni tempo e di ogni paese.
Qui a fianco è raffigurata la tela di Francesco Guardi del 1784 intitolata "Ascensione di un pallone sul canale della Giudecca a Venezia" che rappresenta il quadro forse più noto di soggetto aerostatico.
Secondo molti l'aerostato raffigurato è quello progettato da Francesco Zambeccari e la cui realizzazione, opera dei fratelli Nicolò e Domenico Zanchi, fu finanziata dal cavalier Pesaro, procuratore di San Marco. L'aerostato fu innalzato il 15 aprile 1784 in occasione dei tradizionali festeggiamenti per lo "Sposalizio con il mare".
L'opera è attualmente conservata allo Staatliche Museum di Berlino, mentre una seconda versione, molto simile a questa, fa parte di una collezione privata.
La storia di Francesco Zambeccari è stata raccontata da Timina Caproni Guasti e Achille Bertarelli in un saggio intitolato Zambeccari aeronauta, pubblicato nel 1932.
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