DALLA PARTE DELLO SHERPA
Secondo un luogo comune alquanto diffuso, le mongolfiere, una volta decollate, non possono tornare indietro al punto di partenza.
In realtà, le mongolfiere tornano indietro più spesso di quanto non si creda.
Solo che non lo fanno spinte dal vento ma grazie ad un equipaggio che, a dispetto del nome, invece di stare a bordo resta ben saldo a terra.
L'equipaggio di un pallone ad aria calda è formato dai cosiddetti "sherpa".
Il nome non tragga in inganno: non si tratta di leggendari portatori provenienti da lontante valli himalayane, ma di volenterosi aiutanti che il pilota, diciamo così, "ingaggia" sfruttando vincoli familiari o facendo leva su vaghe promesse di voli.
Il vero problema per un pilota, infati, non è tanto quello di trovare uno "sherpa" quanto quello di tenerselo amico.
Perciò, se cominciate ad avvertire una certa curiosità nei confronti delle mongolfiere fate attenzione: finché il vostro interesse si limita al desiderio di trascorrere una domenica un po' diversa dalle altre, non c'è problema.
Ma se in voi cova il germe insano della passione per il volo aerostatico, allora la faccenda si complica.
State per entrare in un mondo dal quale è ben difficile tornare indietro.
La trasformazione avverrà senza che quasi ve ne rendiate conto.
Troverete la forza di alzarvi dal letto ad ore antelucane, nei giorni consacrati al riposo, per affrontare il caldo e la polvere d'estate così come il fango ed il freddo d'inverno.
Imparerete a guidare ogni genere di veicolo con un occhio alla strada e l'altro al cielo, l'orecchio alla ricetrasmittente, una mano sul volante e l'altra che regge la carta topografica.
Impavidi affronterete contadini per nulla ben disposti nei vostri confronti dopo aver visto il proprio campo di grano maturo "arato" a causa di un atterraggio non proprio brillante.
Col passare del tempo il volo aerostatico non avrà più alcun segreto per voi da ogni punto di vista: soprattutto... da sotto!
Perché il più delle volte resterete a terra, anche se, secondo una regola non scritta, ogni tre recuperi lo "sherpa" avrebbe diritto ad un volo.
Ma non è questo che conta.
La verità è che un vero "sherpa" ama il volo in mongolfiera più del suo pilota.
Mentre lui se ne va beato a scorrazzare nel blu dipinto di blu appeso alla sua bolla di aria calda, infatti, lo "sherpa" resta giù ad occuparsi del recupero fino a che, finito tutto, starà già pensando al prossimo volo sperando, questa volta, di non rimanere a terra.
Anche per questo, forse, la mongolfiera è una macchina volante unica e diversa da tutte le altre.
Il pilota sa di non poter fare a meno dell'equipaggio, il contatto è costante. E lo "sherpa", da parte sua, sa - lo avverte quasi fisicamente - che un poco di sé è lassù, dentro la cesta.
Senza contare che, quando finalmente anche lui verrà portato in volo, potrà vivere sensazioni ed emozioni che lo ripagheranno ampiamente di tutte le fatiche.
Sorvolare un borgo medioevale, sfiorare l'acqua di un torrente o di un lago, passare tra le cime degli alberi, salire ad inseguire il sole mentre sotto già brillano le prime luci della sera.
Per questo se anche voi, contagiati dall'amore per il volo aerostatico, deciderete di diventare uno "sherpa", nessun sacrificio vi sembrerà inutile, nessun ostacolo vi sembrerà insormontabile pur di soddisfare la vostra passione.
Fino al giorno in cui anche voi, finalmente, diventerete piloti... e dovrete cercarvi uno "sherpa".
Il testo qui sopra, scritto dall'autore di questo sito, è stato pubblicato nel libro "Le navi del cielo. Aerostati, veloci come il vento, leggeri più dell'aria" di Marco Majrani (Edizioni dell'Ambrosino, 1993).
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