Grandi personaggi
Francesco Lana (1631 - 1687)
Francesco Lana nacque a Brescia il 13 dicembre 1631 da una nobile famiglia originaria della Franciacorta. Dopo aver frequentato il Collegio gesuita dei Nobili di Sant'Antonio, a Brescia, decise a 16 anni di entrare nella Compagnia di Gesù. Da questo momento iniziò un'intensa attività di studi e di ricerche in molti settori che lo portarono a visitare e a soggiornare in molte città italiane. Fu insegnante di grammatica e retorica a Terni e quindi docente di filosofia a Brescia. La sua attività non si limitò però soltanto alle lettere ma si estese all'osservazione e all'approfondimento scientifico della chimica e della fisica e allo studio della matematica.
Nel 1670 Padre Lana pubblicò a Brescia "Prodromo ovvero saggio di alcune invenzioni nuove promesso all'Arte Maestra", l'opera che gli varrà fama eterna. In questo lavoro Lana sostenne che sarebbe stato possibile volare nell'atmosfera così come si galleggia sull'acqua sfruttando il principio di Archimede mediante grandi sfere di rame nelle quali si fosse ricavato il vuoto estraendo l'aria con una pompa. Scrive Lana che grazie alla sua nave gli uomini avrebbero potuto "servirsi delle vele e dei remi a loro piacere per andare velocissimamente in ogni luogo fino sopra alle montagne più alte".
In effetti, così com'era la "nave aerea" non era realizzabile dato che quelle sfere avrebbero avuto un peso superiore alla spinta ascensionale che sarebbero state in grado di fornire. Lo spiega lo stesso Lana nella sua monumentale opera successiva "Magistero della natura e dell'arte". Tuttavia, e qui sta il grande valore di quella intuizione, lo scienziato gesuita aveva compreso che il "principio di Archimede", grazie al quale le navi galleggiano sull'acqua, poteva essere applicato anche al volo. Lana ebbe cioè per primo l'idea che fosse possibile sollevarsi in aria grazie alla differenza di peso specifico: non a caso chiamò la sua invenzione "nave aerea". Lana non mancò inoltre di corredare il suo studio con precise considerazioni sulla navigazione aerea, sull'uso della zavorra per governare l'aerostato e anche sulla fisiologia delle respirazione umana in quota. C'è chi sostiene che egli non costruì effettivamente la sua "nave" a causa dei pericoli insiti in un'eventuale ascensione. In realtà, come scrive lui stesso nel "Prodromo", Lana temeva fortemente che la sua invenzione potesse essere sfruttata per scopi militari. Secondo quanto scriverà l'abate Giacinto Amati nel 1829, Lana avrebbe comunque sperimentato un modellino della sua nave volante a Firenze, presso il Collegio dei Gesuiti di San Giovannino, anche se non è spiegato in base a quale fenomeno il modellino si sarebbe effettivamente alzato da terra.
La teoria di Francesco Lana ebbe vasta eco nel mondo scientifico e le ricerche condotte nei secoli successivi dimostreranno la giustezza delle sue intuizioni facendone il vero precursore teorico dei principi dell'aerostatica. Lo scienziato napoletano Tiberio Cavallo, in una lettera, renderà merito a padre Lana indicandolo come l'unico scienziato nel mondo ad aver gettato solide basi sul volo umano. Il fisico inglese Cumberland lo considerava il padre indiscusso dell'aeronautica e l'inventore dei palloni aerostatici, mentre il grande storico francese J.Lecornu, nella sua opera "La Navigation Aerienne" del 1903, ha scritto che Lana "ha posto innegabilmente le basi dell'aeronautica". E' probabile che egli abbia elaborato le idee di Ruggero Bacone e Albertus Magnus anche sulla base di un importante esperimento condotto nel 1650 dal fisico tedesco Otto von Guericke, inventore della pompa atmosferica, ripetuto nel 1663 dal gesuita tedesco Kaspar Schott. L'ineccepibile metodo proposto da Lana per creare il vuoto all'interno delle sfere è del tutto analogo a quello impiegato nei barometri inventati da Torricelli qualche decennio prima. Il progetto di Lana fu commentato positiviamente anche dal grande fisico e filosofo tedesco Gottfried Wilhelm Leibnitz, che sottolineò il fenomeno della maggiore leggerezza dell'aria calda e, assai prima dei fratelli Montgolfier, notò che essa va verso l'alto in modo tale che, con le giuste condizioni, è possibile che "una vescica si sollevi in aria".
L'intuizione di Lana non mancò di ispirare anche diverse opere letterarie: dal primo romanzo di fantascienza della storia, scritto nel 1744 da Eberhard Christian Kindermann, al poemetto "Nel mondo della Luna" del gesuita Saverio Bettinelli pubblicato nel 1754; dal "Saggio sulla direzione della barca volante" del napoletano Vincenzo Lamberti del 1784, al poema del 1768 "Navis aerea et elegiarum monobiblos", nel quale il gesuita ragusano Bernardo Zamagna scrive della densità dell'aria alle varie quote e della stratificazione delle nubi, propone di usare bussola e carte georgrafiche per la navigazione e suggerisce l'impiego della "nave aerea" per l'osservazione astronomica. Zamagna ipotizzava anche il giro del mondo e affermava che "la via dell'aria sarà aperta sul mare gelato", frase che appare quasi una profezia delle trasvolate polari di Umberto Nobile. L'idea di Lana subì anche un plagio da parte di un professore di fisica tedesco che nel 1676 fece scrivere ad un suo allievo una dissertazione ripresa dall'opera del gesuita bresciano senza citarlo.
Padre Francesco Lana morì a Brescia nel 1687 a soli 56 anni, "56 anni di una nobile esistenza, non turbata da gravi avvenimenti, allietata e oppressa a un tempo dalle gioie e fatiche dell'indagine scientifica e della sua divulgazione", come è stato scritto in occasione del terzo centenario dalla sua nascita. Sulla sua casa natale, a Brescia, un lapide reca l'epigrafe: "Qui nacque Francesco Lana. L'aeronautica ebbe principio dal suo pensiero".
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