Cronache e storie
ACHILLE LUGLI, IL DORANDO PIETRI DELL'AEROSTATICA ITALIANA
Nel 1994 Achille Lugli partecipò, primo pilota italiano, alla Albuquerque International Balloon Fiesta, il raduno aerostatico più grande e più famoso del mondo che si svolge ogni anno dal 1972 in Nuovo Messico e al quale partecipano ogni volta centinaia e centinaia di palloni. Tra i vincitori della competizione di Albuquerque figurano i migliori specialisti del mondo. Lugli riuscì a vincere la graduatoria assoluta di due delle quattro giornate di gara e avrebbe addirittura potuto ambire alla (clamorosa) vittoria finale o comunque ottenere un piazzamento tra i primi dieci, ma il risultato gli fu negato a causa del preteso "smarrimento" di un marker che invece Lugli era riuscito a lanciare vicinissimo al bersaglio durante la terza giornata di gare, come racconta la cronaca di Marco Majrani pubblicata dal "Taccuino Aerostatico" di Cesare Gardini che riportiamo integralmente qui di seguito.
ACHILLE LUGLI TRIONFA ALLA BALLOON FIESTA DI ALBUQUERQUE
OVVERO IL SOGNO AMERICANO
di Marco Majrani, dal "Taccuino Aerostatico" n.78 (31 ottobre 1994)
"Alla sua prima partecipazione al più grande raduno aerostatico del mondo, primo e unico pilota italiano ad aver finora scritto il suo nome sull'albo ufficiale delle presenze, il nostro Achille Lugli sale trionfalmente sul podio della 23a edizione della Balloon Fiesta di Albuquerque, portandosi a casa una mongolfiera nuova fiammante e superando ben 657 concorrenti".
Ho messo tra virgolette l'inizio della mia cronaca dal Nuovo Messico perché, come usavano un tempo i Crepuscolari, mi vedo costretto a dire che purtroppo questo è quanto avrei voluto scrivere, quanto sarebbe dovuto essere e non è stato, la notizia che avrebbe giustificato un'edizione straordinaria del "Taccuino" e che ero ormai pronto a inviare via fax dagli USA... "Ah, le rose che non colsi"! Come il suo quasi-concittadino Dorando Pietri, Achille è stato ingiustamente privato di una vittoria ormai acquisita. Ma come Dorando è passato alla storia quale vincitore morale della maratona olimpica di Londra del 1908, così Achille dovrà meritare d'ora in poi, da parte di tutti noi, il medesimo rispetto e l'attribuzione dell'aggettivo "mitico".
E ora vi racconto come è andata, e ve lo racconto non da cronista quale sono abitualmente, ma da protagonista, dal momento che ho avuto l'onore di svolgere il compito di navigatore sull'aeromobile insieme con il valentissimo Marco Fantuzzi, storico e secolare sherpa di Lugli.
Albuquerque è un grande circo, un turbinio nel quale è difficile integrarsi, una kermesse di nove giorni, dal 1° al 9 ottobre, che si svolge alla presenza di oltre un milione e mezzo di spettatori, quest'anno nobilitata anche dal concomitante campionato mondiale per i palloni a gas. Per noi, ad aggravare l'handicap della mediocre conoscenza della lingua, si aggiunge anche la mancanza del ventilatore, non spedito per risparmiare sugli elevati costi del trasporto aereo.
Nei primi due giorni di raduno, sabato e domenica, si svolgono due ascensioni di massa non competitive, ottime per prendere confidenza con il famoso "effetto box" e con il volo in mezzo ad altri 657 palloni. Il lunedì iniziano le gare, che decidiamo di affrontare con lo spirito goliardico dei neofiti, tanto per divertirci e fare un po' di esperienza, senza alcuna velleità di classifica, addirittura ignari dell'esistenza di premi. I 658 palloni sono divisi in dieci gruppi di 65/66 unità ciascuno in base alla cifra che esprime le centinaia di appartenenza (da O a 9). Noi, con il numero 058, siamo nel primo gruppo. Ogni gruppo fa virtualmente gara a sé ma la classifica generale comprende palloni appartenenti a tutti i dieci gruppi. Un regolamento sibillino precisa che i marker possono essere lanciati da un minimo di 75 piedi a un massimo di 200 piedi di altezza. Noi ci atteniamo scrupolosamente a questa regola, ma impareremo che nessuno la rispetta e che vengono considerati validi anche marker lanciati dalla stratosfera o appoggiati da dieci centimetri di altezza! La quota minima di 75 piedi vale apparentemente solo per i bersagli posti sul campo ufficiale di decollo. Per ogni giorno di gara si puo lanciare un solo marker, pena la squalifica.
La prima gara è un fly-in con partenza da almeno un miglio dal campo. Andiamo a decollare proprio dalla parte opposta a quella della maggioranza dei palloni, con l'originalità e la scanzonatezza che contraddistingue noi italiani. Ci facciamo prestare il ventilatore da un equipaggio americano, l'unico folle nel raggio di chilometri ad aver avuto la nostra stessa idea, e decolliamo con grande ritardo rispetto agli altri concorrenti. Sfruttando magistralmente l'effetto box (mi sia consentita un'autocelebrazione come navigatore - e, sottolineo, privo di GPS!), superiamo in alta quota il bersaglio situato al centro del campo, quindi scendiamo di quota, infilandoci nella corrente di direzione quasi opposta. Lancio il marker a 7,04 piedi dal centro, nell'ovazione di un pubblico da stadio, alcune migliaia di persone, pochi minuti prima delle dieci, tempo limite per la gara. Nel regolamento si parla sempre di "drop" ("a goccia") quando si dice del lancio del marker, e non di "launch", per cui mi attengo alle regole e non scaglio con forza il marker. Nel nostro gruppo nessuno fa meglio di noi e così al termine dcl primo giorno di gara ci troviamo a 1000 punti, primi in classifica insieme con altri 9 piloti (i vincitori dei rispettivi gruppi).
Il martedì il nostro programma prevede un Judge declared goal, con due bersagli posti a sud, uno a nord e uno a ovest del campo, in posizioni non precisate da coordinate durante il briefing (dunque da individuare una volta in volo!), con una scoring area valida di 200 piedi dal centro della croce. Dopo le solite procedure di decollo, con prestito del ventilatore, una volta individuato uno dei bersagli, lo raggiungiamo e lanciamo il marker a 2,63 piedi dal centro, anche grazie al fiuto di Donald, il recuperatore assegnatoci d'ufficio, un personaggio che sembra uscito da un film di John Wayne nella parte di "vecchietto del West"! Nel nostro gruppo solo un altro concorrente riesce a fare meglio e a noi vengono assegnati 997 punti. Tutti i concorrenti lanciano sistematicamente con forza i marker, e nessuno si attiene alla regola del "drop", ma noi cominciamo ad accorgercene solo dopo due gare! Trascorsi due giorni di competizione, con 1997 punti, siamo primi assoluti, e in classifica, dietro di noi, ci sono, tra gli altri, i signori Richard Abruzzo, Per Lindstrand e Troy Bradley (scusate se è poco). Non ci facciamo illusioni, ma la nostra Armata Brancaleone a questo punto comincia a crederci!
Mercoledì, terzo giorno di gara, al nostro gruppo viene assegnato nuovamente un Judge Declared Goal, con partenza dal campo nella seconda ondata e con bersagli ovviamente in posizioni diverse da quelli del giorno precedente. Partiamo con vento a terra a 5-7 nodi, e in breve individuiamo l'obbiettivo. La possibilità di manovra è inferiore a quella dei giorni precedenti, anche perché siamo molto veloci, ma la traiettoria è buona, Lugli e il suo vecchio e moribondo pallone Cameron Viva 77 svolgono un eccellente lavoro. Quando stiamo per arrivare sul bersaglio, ad una quota di circa 25 metri (i famosi 75 piedi minimi!), grido ai tre giudici sulla croce, impegnati in una misurazione: "Attenzione, sto per lanciare!". Le tre teste si voltano verso l'alto e lancio. Il marker cade a circa 9 piedi dal centro, a meno di un metro da uno dei giudici. Contenti per il terzo buon risultato, ci allontaniamo rapidamente, ma ho il tempo di prendere ugualmente alcune fotografie del bersaglio effettuato, che costituiscono una prova inconfutabile del nostro passaggio.
A sera, emozionatissimi, torniamo sul campo per vedere le classifiche aggiornate, anche perché il vento soffia a 30 nodi, le previsioni del tempo per l'indomani sono cattive e ci sentiamo ormai vincitori assoluti (e lo saremmo stati con 2972 punti davanti ai 2938 del secondo, Gary Tarter). Ma, colpo di scena, non risultiamo classificati! Nel nostro gruppo, con 8,67 piedi, S.Corry guadagna 981 punti e con 11,75 piedi A.Baerwolf ne prende 973, ma noi non figuriamo. Penso che siamo stati squalificati con un comodo pretesto, perché questa volta ho "lanciato" e non ho "lasciato cadere" il marker. Il campo è deserto.
L'indomani mattina alle 5 ci rechiamo da William Ditz, capo dei giudici, e gli chiediamo spiegazioni. Ditz estrae tutti i marker dal sacchetto (sono quasi quattrocento!) e li esamina uno per uno, poi controlla i verbali della squadra di giudici che era preposta al bersaglio "incriminato", ma non c'è traccia di noi, e neppure un verbale di squalifica. Gli chiedo se ci conviene opporre reclamo scritto, pagando i 100 dollari di cauzione e Ditz risponde che non gli sembra il caso che noi perdiamo anche 100 dollari, (per non finire cornuti e mazziati...), perché purtroppo non esiste alcuna possibilità che il nostro reclamo venga accolto, a causa dello "smarrimento" del marker.
Contrariamente alle previsioni della vigilia, il tempo è discreto e "volabile". A questo punto iniziamo svogliatamente la gara, un fly-in (il famoso "prize grab"), durante il quale i piloti cercano di prendere dei premi in denaro posti in cima a pennoni situati sul centro del campo. Noi trascuriamo i bersagli della gara generale, un po' per protesta e un po' per scarsa motivazione. Nessuno riesce a "catturare" premi. Dopo il volo, torno alla direzione del raduno e parlo con Frank Mezzancello, presidente generale della Fiesta, che il giorno prima mi aveva chiesto di dedicargli e autografare una copia del mio libro, e con la autorevolissima Jodi Baugh, direttore del marketing, mia vecchia amica.
Frank mi accoglie con molto calore, gli spiego l'accaduto e lui chiama immediatamente a rapporto Ditz, intimandogli di ritornare con me sul luogo del bersaglio del giorno precedente, per effettuare ulteriori ricerche del marker. Jodi è costernata. A questo punto accompagno Ditz sul posto, pur essendo assolutamente certo che il marker non sarebbe stato ritrovato. Dopo oltre un'ora di ricerca (e il ritrovamento di un marker estraneo, impigliato in un cespuglio ben lontano dalla croce), ritorno sconsolato alla base. Ditz mi regala due "pins". Vorrei farglieli ingoiare, ma li metto in tasca.
La gara competitiva è ormai finita. Con 1997 punti ci piazziamo al 40%deg posto. I premi sono per i primi venti classificati. Il primo assoluto vince un pick-up (valore 30.000$), il secondo e il terzo una mongolfiera completa, il quarto un orologio d'oro massiccio, il quinto e il sesto due coppie di biglietti aerei. DaI 70° al 200° vengono assegnati premi in denaro, da 700$ in giù.
Ed ora facciamo un po' di conti. Sommando ai nostri 1997 punti i 975 punti che ci sono stati sottratti, arriviamo a 2972 punti, corrispondenti al 6° posto assoluto della classifica finale. Se avessimo partecipato anche all'ultimo giorno di gare, dal momento che i primi tre classificati G.Tarter (Missouri, USA), D.Gleed (Canada) e O.Keown (California, USA), hanno totalizzato rispettivamente 3938, 3911 e 3883 punti, ci sarebbero bastati 966 punti per essere primi assoluti (lancio a meno di 15 piedi), o 911 per essere terzi (lancio a meno di 35 piedi). Considerando l'elevato numero di partecipanti per ogni gruppo, e gli algoritmi matematici utilizzati per il calcolo dei punti, anche con un lancio entro la scoring area (200 piedi) avremmo comunque ricevuto da 500 a 700 punti, più che sufficienti per il 4° posto assoluto (il quarto ha totalizzato 2978 punti, soltanto 6 punti in più dei nostri ottenuti con sole tre gare!). C'è chi ha preso 680 punti con un lancio a 182 piedi dal centro. Anche per quanto riguarda la somma delle distanze totali, il vincitore assoluto, Gary Tarter, ha un totale di 107,44 piedi, mentre noi, dopo tre gare, avevamo un totale di circa 19 piedi. Naturalmente ho a disposizione di chiunque lo desideri tutti gli originali delle classifiche e dei punteggi, oltre ad abbondanti prove fotografiche delle mie affermazioni. Ce ne sarebbe abbastanza per montare una polemica di stampa a livello internazionale, ma non vorrei pregiudicare le future partecipazioni italiane a quello che rimane pur sempre il raduno più grande e prestigioso del mondo. Lascio però a voi giudicare se il mio paragone di Achille Lugli con Dorando Pietri sia o meno giustificato.
La morale di tutto ciò? Non voglio pensare a congiure o a una personale antipatia di un giudice nei confronti degli italiani, sebbene tutto lo faccia ritenere, anche perché, in base alle previsioni meteorologiche, tutti pensavano che la gara ufficiale si sarebbe conclusa il mercoledì, e allora Lugli sarebbe stato al primo posto: preferisco maledire la sfortuna. Mi sembra però assurdo che una gara come quella di Albuquerque, con oltre 150 milioni di premi, sia diretta esclusivamente da giudici di Albuquerque e dintorni, nella totale assenza di observers internazionali e nella più assoluta superficialità. E per concludere, vorrei riprendere una frase di Andreotti, il caro vecchio BeIzebù: "A pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca!".
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